Helidon Xhixha: riflessi che fanno riflettere


Di Paola Cerana

Beethoven, Conoscenza, Simbiosi, Infinito … cos’hanno in comune queste parole? Un artista, colui che le ha utilizzate per battezzare alcune delle sue opere scultoree esposte lo scorso anno lungo le strade, le piazze e i parchi di Lugano. Helidon Xhixha - con i suoi “Riflessi di luce” disseminati a cielo aperto e fruibili da cittadini e turisti - aveva inizialmente suscitato non solo stupore e ammirazione ma anche una piccola polemica.

L’esposizione, infatti, promossa dalla Fondazione Braglia in collaborazione con la città di Lugano e curata da Eike Schmidt, aveva sicuramente donato alla città un motivo in più per passeggiare e sostare nei suoi spazi, sollevando tuttavia un’ombra in mezzo a tanta luce.L’oggetto in discussione era una delle opere, Luce Divina, una croce in acciaio che campeggiava fiera di fronte alla Chiesa di Santa Maria degli Angioli, uno degli scorci più preziosi di Lugano, ma sede non ritenuta opportuna da alcuni. Probabilmente molti ricorderanno i dibattiti circa la necessità di spostare l’opera da lì, cosa che poi non avvenne. Ora, sorvolando sulle ragioni e sui protagonisti che avrebbero voluto sfrattare la croce dalla sua collocazione, una riflessione era sorta spontanea. Almeno a me. L’arte non dovrebbe essere mai fine a se stessa, bensì diventare scossa, stupore, provocazione. Perciò in quello specifico caso (e probabilmente involontariamente) lo scultore italiano di origine albanese, reduce dalle esposizioni di Venezia e Firenze, aveva raggiunto il suo obiettivo. Non solo far sì che le sue plastiche forme baciate dalla luce lacustre fossero oggetto d’ammirazione ma fare anche pensare. Helidon aveva, infatti, provocato una discussione, che da puerile bega di paese si prestava quale spunto di riflessione. La croce sarebbe stata considerata “stonata” nel contesto urbano in cui era stata inserita, ma … perché? Ad ognuno le proprie considerazioni che, come i riflessi di luce rimbalzati dalle curve d’acciaio, possono diramarsi in libertà, cucendo possibilmente confronti costruttivi. Personalmente a me piaceva lì dov’era e ogni volta che passeggiavo sul lungolago mi pareva che acquisisse sfumature diverse, secondo l’inclinazione del sole, i bagliori della luna o semplicemente il mio sguardo curioso. Per la cronaca: la polemica era sfumata nel nulla e la Luce Divina è rimasta fino alla fine dell’esposizione esattamente dove era stata posta, con la benedizione degli Angioli. Oggi delle venti opere di Helidon esposte lo scorso anno ne sono rimaste alcune in Parco Ciani, tra cui i due “iceberg” galleggianti, e in qualche angolo del centro. Opere tuttora protagoniste di un’infinità di fotografie scattate da cittadini (me compresa) e turisti d’ogni dove. Alle sculture itineranti faranno eco proprio le fotografie, ovviamente condivise in tempo reale su ogni social network. Un incredibile boomerang mediatico, direi, che al di là di ogni critica ha rimbalzato il palcoscenico di Lugano, con i riflessi di Helidon Xhixha, ovunque nel mondo!

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