Comunicato Stampa 12
2 Agosto 2019
Avegno tra contaminazioni vintage e Louisiana.
Prima serata da “sballo” al ritmo di Rockabilly e Rock’n’Roll e seconda, intensa, nel segno del Delta del Mississippi e del Sud rurale degli States.
Per la piazzetta di Avegno è d’uopo dagli albori del Magic Blues una serata spensierata, allegra, che di solito, chiude la rassegna valmaggese. Il "Producing Team" non ha voluto venir meno nemmeno per questa edizione, pur mancando ancora una settimana alla chiusura della kermesse, prevista eccezionalmente a Maggia.
Largo allora martedì agli scatenati Band goes Wild con il loro sound intriso di Rock’n’Roll e Boogie Woogie. Il gruppo svizzero si è fatto apprezzare per la carica del proprio show, coinvolgente e apprezzato dal pubblico. In particolare evidenza il sound bluesy del chitarrista Larry Schmucki e il boogie del tastierista “Hamp” Ruosch. Non sono stati da meno Slick Steve & Gangsters, che finalmente hanno potuto suonare al Magic Blues, dopo l’acquazzone dello scorso anno, che ne impedì l’esibizione. La loro musica, fatta di molteplici contaminazioni vintage, che pescano nei vari generi, che dagli anni ’20 agli anni ’60, hanno contribuito a creare il tipico sound di molti gruppi. A chiudere gli occhi certi passaggi del bravo chitarrista Allen B.Goode oltre al canonico Rock’n’Roll, rimandavano alle colonne sonore di certi film di Jim Jarmusch e al Quentin Tarantino di Pulp fiction, al sound inizio anni ’60 del Surf Rock di Dick Dale & Del-Tones. Il tutto impreziosito dalle “folli” esibizioni on stage di Steve Slick, cantante, giocoliere e clown, che ha immancabilmente finito per coinvolgere tutto il pubblico in una sfrenata e divertente festa danzante. Un concerto pazzoide insomma, diverso da tutti gli altri, molto divertente!
Ogni edizione del Magic Blues presenta puntualmente il gruppo “sorpresa”, quello che non ti aspetti. Giovedì sera entusiasmo a mille (a ragion veduta) per i Delta Moon, gruppo di Atlanta, poco conosciuto alle nostre latitudini, ma che ha dimostrato classe da vendere, presentando due ore di musica magistralmente eseguita. Ma andiamo con ordine. Dovendo valutare la salute del Blues di casa nostra, possiamo ritenerci più che soddisfatti. La Delta Groove Band è un'altra bella realtà del “Blues made in Ticino”. Il pubblico ha giustamente apprezzato. La loro interpretazione, in chiave moderna, della musica dell’immortale Robert Johnson è notevole, eseguita con vera dedizione. Le varie “Walkin Blues” “Terraplane Blues” sono state l’ideale trampolino di lancio per il concerto dei Delta Moon, quartetto con doppia chitarra slide, che dal primo accenno, ci ha trasportati, sull’onda delle sinuose note di Mark Johnson e Tom Grey, nei territori rurali e paludosi del sud. Musica suonata con l’anima, un amalgama perfetto di Mississippi Blues, Americana Roots Music, Southern e Swamp Rock, che dalle origini (e qui parliamo di nuovo di Robert Johnson) ci porta verso un sound moderno di cui la band è senza ombra di dubbio esponente di primissimo ordine. Tra i musicisti e gli spettatori si è creato un feeling eccezionale, che capita raramente, solo con grandi interpreti e i molti brani tratti dall’ottimo “Babylon is falling” hanno una forza magnetica da pelle d’oca. Splendide anche le cover “Skinny woman” e “Nobody’s fault but mine” (Blind Willie Johnson) che ci rimandano alla Allman Brothers Band e al County Hill Blues dei North Mississippi Allstars, due capisaldi della musica “sudista”. Davvero un concerto indimenticabile, con la speranza di rivederli presto di nuovi alle nostre latitudini. Grazie a gruppi come i Delta Moon la musica continuerà a regalare emozioni al popolo del Blues. Ora Occhi puntati a Maggia, dove mercoledì e giovedì si chiuderà questa magica 18° edizione. Toccherà a Philip Fankhauser mettere i sigilli.
Gioele Bignardi
Comunicato Stampa 10 27 luglio 2019
Cevio Grande successo per Woodstock 2019 e Ian Paice.
Ricordare Woodstock, un’epoca forse irripetibile. Quando i giovani credevano di poter cambiare il mondo.
Il 50° del Festival di Woodstock era un’occasione d’oro per il producing team per festeggiare un’epoca (la fine degli anni sessanta), nella quale la musica veicolava messaggi ben più forti e degni rispetto ad oggi. Non è una commemorazione quella voluta dal Vallemaggia Magic Blues, bensì la volontà di mostrare alle “nuove generazioni” il significato di stare assieme e di mirare a migliorare la nostra qualità di vita. Allora le tematiche erano la lotta contro le guerre, per l’emancipazione femminile e contro la discriminazione razziale. Oggi se ne aggiunta una ancora più vitale, la salvaguardia del pianeta stesso, in pericolo come non mai, soprattutto per l’ottusità di certi potenti e gli interessi legati all’economia. Scorrendo la scaletta della tre giorni del 1969 non è stato facile scovare gruppi o artisti ancora in attività.
Chi per motivi tecnici (Canned Heat: tour previsto solo ad Ottobre), chi perché non più in attività; alla fine fari puntati sui Ten Years After e sulla Miller Anderson Band, reduci di Woodstock, almeno in parte. A completare i set le migliori tribute band di Jimi Hendrix, dei Creedence Clearwater Revival e una scatenata Arianna Antinori, novella Janis Joplin. Programma stuzzicante che ha riempito di fans la piazza sia mercoledì che giovedì. La scelta dei gruppi si è rivelata azzeccata. Tutti concerti memorabili. E’ toccato proprio alla band di Arianna Antinori aprire il festival. Che grinta e che voce, ragazzi! Alle spalle un quartetto di tutto rispetto la cantante ha subito dimostrato di avere la propria personalità ed è la classe cristallina ad avvicinarla a Janis Joplin, di cui ha presentato diversi brani, anche se il concerto era soprattutto un omaggio alla musica dei sixties. Apertura e chiusura con due brani simbolo del miglior gruppo hard rock (e non solo) di sempre, una “Whole lotta love” e una “Rock’n’roll” degna dei Led Zeppelin. La Miller Anderson Band ha riproposto il set della Keef Hartley Band, condendolo con brani sixties, il tutto ben imbastito con un sound pulito e lunghe e spettacolari “cavalcate” di violino, sax, chitarra e keyboards. Un concerto, il migliore della tre giorni per chi vi scrive, di grande spessore, grazie ad una band coesa ed un Miller Anderson in gran forma. Chiusura con il leggendario “Bayou rock” di John Fogerty, grazie alla Creedence Clearwater Revived, che ha saputo infiammare (alle 23.30!) una piazza mai sazia di ottima musica. Allora via a tutta una serie di hits, dall’iniziale “Proud Mary”, passando per tutti i capolavori di Fogerty. Finale con “Hey tonight” e con tutto il pubblico a cantare con la band il ritornello di “Have you ever seen the rain”. Una prima serata che non poteva essere migliore, nel solco di un programma, che già a questo punto possiamo definire azzeccato.
Chi si aspettava una seconda serata meno densa, beh si è sbagliato di brutto! La More Experience di Marcel Aeby ha confermato di essere una delle tribute band di Jimi Hendrix migliori al mondo. Show tesissimo, un’ora di grande musica a ripercorrere, fedeli all’originale, molti cavalli di battaglia del mancino di Seattle presentati a Woodstock, con Aeby e la sua chitarra “a spasso” tra il pubblico. Anche i Ten Years After si sono presentati in gran spolvero ed hanno proposto con i nuovi Bonfanti e Hodgkinson, musicisti di classe, una carrellata tra nuovi e vecchi brani, dedicando la parte finale alla scaletta completa di Woodstock con il gran finale di “I’m going home”.
La settimana di Cevio prevedeva oltre all’omaggio a Woodstock la serata denominata “Special rock night”. Quest’anno grande invitato Ian Paice, il mitico batterista dei Deep Purple, che non ha deluso le attese fornendo assieme ai veronesi Forever Deep un concerto al fulmicotone. Impressionante la classe e soprattutto l’energia con la quale Paice (71 anni) suona per quasi due ore la “sua” batteria. Molto bravi anche i membri dei Forever Deep, che assieme al batterista hanno riproposto tutta una serie di classici dei Deep Purple, dalla iniziale “Hush”, passando per “Highway star”, “Child in time”, “Burn” fino all’immancabile finale di “Smoke on the water”, di nuovo “fatto proprio” dalla piazza. Prima di loro ci hanno pensato i Those Furious Flames e Andrea Bignasca a scaldare la piazza. I primi, uno dei gruppi più longevi del Ticino, hanno proposto il loro personale sound, intriso di suoni che rimandano ai grandi gruppi hard degli anni settanta (echi di Deep Purple, Led Zeppelin e anche, a tratti, Black Sabbath). In scaletta molti brani dalla loro ultima fatica, un lavoro interessante, anche a livello di testi, disponibile a breve. Andrea Bignasca, stavolta con la sua band, ha confermato alla grande la sua evoluzione verso suoni più rock, fornendo, come sa fare lui, un concerto teso e vibrante, emotivamente coinvolgente, molto apprezzato dal numeroso pubblico presente. Perfetta la band con musicisti ormai più che rodati quali Gianandrea Costa (basso) e Oliver Illi (tastiere). Al termine di questa lunga maratona restano impresse nella mente tutta una serie di istantanee da incorniciare per una tre giorni indimenticabile (e forse irripetibile) di Magic Music. Niente paura però il carrozzone prosegue e si sposterà martedì e mercoledì ad Avegno per altre due serate di caldo Blues, da non mancare. Gioele Bignardi.
Foto delle serate per PRINT MEDIA (high res)
(Byline: Vallemaggia Magic Blues/steineggerpix) si trovano al seguente link:
https://www.dropbox.com/sh/ks8qywtw33z7rn4/AAA_6zt2fyFzgPm-_G4Nj6FAa?dl=0
Foto delle serate per ONLINE MEDIA / WEB / SOCIAL (low res)
(Byline: Vallemaggia Magic Blues/steineggerpix) si trovano al seguente link:
https://www.dropbox.com/sh/3ovem6coxc711ql/AAAn_MbZePLgZUY45my2CoCya?dl=0