Lugano bella, il Paradiso attorno a noi

Di Paola Cerana

Spesso diamo per scontate le bellezze che ci circondano. L’abitudine, la quotidianità ci rende ciechi di fronte alle meraviglie della Natura. Ma basterebbe guardarsi attorno con gli occhi di un turista (o di un bambino) per lasciarsi stupire dal teatro naturale che circonda le nostre piccole città.

Lugano, per esempio. Città a misura di donna. Fortunatamente ogni volta che osservo le montagne attorno al lago riesco ancora a meravigliarmi. Sono sempre le stesse eppure mai uguali. Non sono solo i colori degli abiti che indossano a cambiare con le stagioni ma anche il loro profilo. Almeno a me così sembra. Avvicinarle, circondarle, carezzarle con sguardo attento permette di percepire la loro personalità, granitica eppure docile. E ammirarle da prospettive diverse fa capire che anche un capolavoro della Natura come la montagna è, nonostante l’immobilità, una creatura in movimento. Così intenta ad esplorarle con lo sguardo, lascio che gli occhi si trasformino in mani e gambe e mi portino piano piano fin lassù, dove da qualche settimana la prima neve ha donato un tocco fiabesco a quel che già era favola. E scivolando lieve da una sommità all’altra, come un’immaginaria funambula, mi domando se la Terra non sarebbe, dopo tutto, più bella senza noi umani. La risposta arriva prima della domanda, perché sì…lo penso, lo sento fortemente. Immagino queste valli rosseggianti, queste cime zuccherose, questo lago argenteo… immagino questo idillico quadro nudo di presenze umane, riconducendolo così alle sue origini. I vagiti della Terra, i dialoghi tra gli uccelli, la voce del vento tra le fronde, il gorgheggiare del fiume che si riversa nel lago. L’Eden, il Paradiso perduto, la perfezione che permea la città. E mi ritrovo così. Inaspettatamente privilegiata testimone di un miracolo: il ritorno alla verginità della Natura. Lo gusto, lo assaporo, è una piacevolezza persino fisica quella che avverto anche se viene solo dallo sguardo, condito da un’immaginazione forse un po’ fanciullesca. Poi all’improvviso, cambio ancora prospettiva e mi proietto lassù, sulla testa ricciuta del Brè o sulla pancia setosa del Bar e, guardando giù, mi cerco. Eccomi là sotto, piccola, in cammino su un lungolago tappezzato di foglie ancora fragranti. Nessuno e niente altro attorno a me, solo un velo di umido autunno a decorare l’affresco. E allora mi domando: la Terra sarebbe, forse, davvero più bella senza la presenza di noi umani ma…ma chi potrebbe decantarne la bellezza? Cosa è una musa senza poeta? Cosa, un artista senza fruitore? E una bella donna senza ammiratore? Forse, finché ogni volta che, osservando la Natura, riusciremo a meravigliarci, anche noi umani potremo sentirci parte di questa bellezza, protagonisti insieme a Lei di questo Paradiso, dopo tutto, non ancora perduto.

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