Lo specchio tra miti, favole e leggende

Di Paola Cerana

Imponente eppure gentile. Solido eppure fragile. Orgoglioso eppure umile.
Sexy e crudele, amato e odiato, desiderato e temuto. Pochi oggetti d’uso comune racchiudono tante bipolarità come lo specchio. Questo manufatto dalle origini antiche (si pensa risalga agli antichi Egizi) non è semplicemente uno strumento utile e diffuso ma anche un simbolo dalle mutevoli sfaccettature, proprio come i riflessi che rimanda.

Dal piccolo specchietto da trousse a quello retrovisore dell’auto, dalla specchiera del guardaroba a quella di un ascensore, è una calamita per ogni sguardo in cerca di rassicurazione, risposte e conferme. Ma oltre la superficie c’è di più. Questo catalizzatore di desideri e complice delle vanità più inconsapevoli trascende i limiti dell’Io, proiettandoci anche verso ciò che non si vede. Infatti, nell’immaginario collettivo, se da un lato lo specchio è considerato una fedele riproduzione della realtà, dall’altro può diventare riflesso del suo capovolgimento. L’arte e la narrativa ne offrono molti suggestivi esempi, coinvolgendo panorami emotivi e psicologici profondi. Pensiamo a Narciso, irrimediabilmente innamorato della propria immagine e drammaticamente naufrago nella sua liquida bellezza, che perde così il senso della realtà. O ad Alice nel Paese delle meraviglie, in cui lo specchio è la porta che catapulta verso un mondo differente, completamente rovesciato rispetto alla realtà di tutti i giorni. D’altro canto, lo specchio può diventare impietoso testimone dei reali cambiamenti che accompagnano la nostra esistenza, ricordandoci, ahinoi, che il tempo passa. Lo dimostra Oscar Wilde portando uno dei suoi migliori personaggi – Dorian Gray – a confrontarsi con l‘inesorabile invecchiamento attraverso l’immagine di un quadro che, metaforicamente, ha la stessa funzione dello specchio. Similmente, è uno specchio a rivelare alla regina malvagia che esiste una bellezza più giovane di lei, Biancaneve, costringendola a mettere da parte le sue “brame”. Le parole di Shakespeare suonano altrettanto significative quando scrive: “… Ma quando lo specchio mi svela come sono, colpito e disfatto da consunta vecchiaia, leggo al rovescio questo amore di me stesso: sarebbe cosa infame amare quell’io che vedo”. E cosa dire degli specchi deformanti? Quegli specchi che ci fanno magari intravedere i fantasmi del nostro inconscio, surreali abissi in cui tuffarsi, possibilmente giocando con ironia. Insomma, questo oggetto tanto dicotomico, così com’è l’esistenza umana, va ben oltre gli stereotipi legati alla vanità e alla bellezza, per sconfinare in una sfera magica cui molti di noi, spesso inconsapevolmente, soccombono. Quanti, infatti, restano indifferenti di fronte alla rottura di uno specchio? Davvero può portare sfortuna? Verosimilmente no, speriamo però che non si rompa! Rompendo invece con favole, miti e leggende del passato, oggi pare essere nata una nuova forma di specchio, rivoluzionaria e contagiosa: quella del selfie. L’irresistibile mania di fotografarsi ovunque e per chiunque, d’immortalarsi, guardarsi e condividersi in tempo reale con un click. Un click che non mente (photoshop a parte). Ecco, forse questa è la declinazione meno magica dello specchio ma che, quasi certamente, riflette al meglio uno dei volti della nostra società. Chissà … forse persino Narciso si sarebbe innamorato del moderno selfie.

paola specchio 3

paola specchio 4